In un pomeriggio grigio e ventoso due pellegrine si inerpicavano su per la collina di Heiligenstadt a Vienna: Janela e Anna volevano far visita al loro Maestro, nella casa dove egli aveva affrontato forse i momenti più difficili della sua vita.
Il museo di Beethoven Haus, immerso nella pace, le aspettava sulla sua strada silenziosa, così come le attendeva, forse, lo spirito tormentato del suo illustre inquilino.
– Sono contenta che abbiamo iniziato il Rasumovsky 3. È proprio un bel quartetto!
– Ho letto che è il primo che Beethoven ha composto dopo essere diventato sordo – osservò Jani e dopo un momento di riflessione continuò: – A me piace soprattutto il secondo movimento.
– Per me quel movimento ha qualcosa di russo, non so. Come un sentimentalismo ossessivo, un dolore malinconico che si trova spesso nella musica russa – rispose Anna.
– O nei romanzi russi…
Heiligenstadt 1875
Vagando senza meta sullo stesso antico sentiero…
Ancora perseguitata dai ricordi…
Paralizzata da questa oscura, ambigua nebulosità che ormai si è impadronita del suo cuore…
Il vuoto non ha mai lasciato Anna Karenina così afflitta. Troppo spaventata per combattere, eppure abbastanza coraggiosa da gridare, da sola… circondata dalle rovine del dolore.
Era stata lei a decidere di concludere la frase del suo cuore con una virgola; cos’altro poteva aspettarsi ora? Che tutt’a un tratto le cicatrici svanissero, che il suo cuore spezzato le dolesse meno? Che QUESTO non facesse male?
Certo… un giorno sarà tutto diverso…
Forse un giorno riuscirà a trovare un significato più profondo guardando il cielo lucente, forse questo senso di angoscia asfissiante si dissolverà lento, diventando semplicemente una chiara nostalgica atmosfera.
“Potrei non essere ancora arrivata a quel punto, tuttavia…
E se quel ‘un giorno’ non dovesse essere oggi…?”
Cammina ancora, desiderosa di trascendere i limiti di quelle restrizioni sociali per respirare di nuovo la vita. L’unico modo per liberarla è cedere alla testarda insistenza del suo cuore. Solo così potrà sfuggire alle spine dei propri assordanti pensieri.
“Quindi... potrebbe esserci speranza... deve esserci per forza luce in fondo al tunnel!”
Una lieve gioia la rallegra. Anna ripensa a tutti i frammenti di felicità disseminati sul suo cammino quotidiano. Un piccolo mosaico di gratitudine, in cui custodire l’eco di quei momenti. Il monito che la magia cresce nei fiori, che la luce del sole sa risollevare gli animi anche dopo la pioggia e la tempesta, rischiarando il mondo come se non si avesse nulla da perdere.
Ma sarebbe davvero così facile essere sincera con se stessa? Contare qualche menzogna, trovare una nuova maschera e fingere che non ci sia niente di più semplice che volare via? È così che bisogna fare?
Le catene del passato, la propria prigione solitaria rimangono potenti e in fondo lei sa… sa di non essere minimamente pronta a esiliarsi verso un altro modo di vedere le cose!
Sorridendo tra le lacrime…
Trovato il conforto, perso nella propria anima…
Il vecchio cammino svanisce, diventando sempre più incomprensibile.
Ed è sola, con le proprie ignote risposte, convinta che sia ormai fin troppo tardi… le sue notti insonni non sono ancora finite. Ma non si arrenderà…
Forse un giorno tutto sarà diverso…
Forse un giorno… solo, non oggi…
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